L’acqua insegna come vivere. Scorre dovunque, in tutti i periodi dell’anno, e si fa desiderare, soprattutto, nelle stagioni più calde, quando ne vorremmo avere in quantità illimitata per soddisfare il nostro bisogno di refrigerio. È la risorsa naturale per eccellenza, indispensabile per qualsiasi forma di vita umana che, tuttavia, non siamo capaci di apprezzare completamente. Forse perché crediamo che la sua disponibilità sia infinita, o forse perché ne facciamo un uso non sempre appropriato, sprecandone in quantità superiore a quella necessaria.
Nessuno deve sentirsi stressato dall’idea di cambiare i propri comportamenti; sarebbe maniacale che la quantità d’acqua adoperata per ogni uso, compreso il lavaggio delle mani, fosse contingentata. Ve lo immaginate lo scenario? Mezzo litro per il lavaggio delle mani! Un litro per il lavaggio dei capelli! Due litri per la cottura della pasta! Vivremmo in maniera alienante, come se dovessimo annotare la quantità consumata, volta per volta, in un ipotetico diario giornaliero. Nessuna imposizione, dunque, ma un invito alla riflessione per un uso più responsabile, nella consapevolezza che chi scrive possiede la stessa sensibilità di ognuno di voi.
Lo sfogo di questa settimana è dedicato proprio al consumo dell’acqua e all’uso non sempre ortodosso che ne facciamo. Lo spunto per scrivere queste righe è venuto alla mente davanti allo specchio del bagno nel farsi la barba. Non si tratta di preferire l’uso del rasoio elettrico a quello del pennello e della lametta, bensì di capire come ogni gesto quotidiano – grande o piccolo che sia – possa incidere sulle nostre abitudini di vita a mano a mano che passa il tempo.
È abitudine diffusa, ad esempio, quella di radersi mantenendo il rubinetto aperto. In questo modo, l’acqua scorre con continuità e non diventa necessario aprire o chiudere la cannella per pulire la lametta dopo ogni rasatura. É sufficiente passarla sotto il getto d’acqua per avere la possibilità di ripetere l’operazione subito dopo.
I più attenti, invece, sono soliti munirsi di un’apposita ciotolina, di dimensioni simili a quella utilizzata per il latte a colazione. La riempiono d’acqua tiepida e con la stessa acqua con la quale bagnano il pennello puliscono la lametta dopo averla passata sulla pelle. Sono due modi alternativi di compiere la stessa operazione che, tuttavia, denotano un’attenzione diversa verso il mondo circostante.
Quanto succede nel bagno di casa accade dovunque e possiamo dire che lo stesso problema si ripresenta a qualsiasi livello. Cambiano gli spazi, muta la quantità di acqua utilizzata, eppure il concetto di base resta il medesimo: come è possibile limitarne lo spreco?
Le pagine web sono piene di suggerimenti tecnici in questo senso: dall’uso di appositi riduttori di flusso inseriti nei rubinetti di casa, all’impiego di elettrodomestici di classe A+, progettati per ridurre il consumo di acqua, alla loro periodica manutenzione, all’impiego dello sciacquone del bagno con lo scarico differenziato e il doppio pulsante. Sono suggerimenti tutti validi: resta il fatto che la battaglia contro lo spreco dell’acqua è, soprattutto, di natura comportamentale. Essa deve iniziare fin dalla giovane età e va insegnata ai bambini per fare capire loro quanto sia urgente. L’educazione, quindi, rimane indispensabile. Non deve essere un’educazione con toni cattedratici, o professorali, ma semplice e leggera, e senza imposizioni prive di logica.
Solo così diventa possibile far comprendere loro l’importanza di questa risorsa di cui hanno sempre bisogno.
Mi piace riportare questo brano, attribuito al filosofo cinese Lao Tzu.
Un giorno, nell’antica Cina, gli studenti scorsero il loro maestro seduto sulla sponda di un fiume e gli chiesero: «Maestro, è ormai da molto tempo che osserva l’acqua che scorre. Cosa vede?»
Il saggio maestro non rispose subito alla domanda. Senza distogliere lo sguardo dall’acqua, rimase in silenzio. Infine disse:
«L’acqua ci insegna come vivere. Dovunque scorre, porta la vita e si distribuisce a tutti coloro che ne hanno bisogno. È buona e generosa.
Se il terreno è impervio, riesce a livellarlo. È equa.
Senza mai esitare, si precipita in gole strette e profonde. È coraggiosa.
Anche se la sua superficie è liscia e uniforme, può celare grandi profondità. È saggia.
È in grado di aggirare le rocce che ostacolano il suo corso. È indulgente.
Tuttavia è impegnata, giorno e notte, a rimuovere tutti gli ostacoli che incontra. È instancabile.
Per quanti meandri possa essere costretta ad affrontare non perde mai di vista la direzione della sua meta, il mare. È determinata.
Per quante volte possa essere contaminata, si impegna imperterrita a ritornare pura. Ha la forza di rinnovarsi.
Questo è il motivo per cui osservo l’acqua. Mi insegna come vivere!»
D’altronde, anche se è trasparente, la chiamano «oro blu» e un motivo dovrà pur esserci.
Buona domenica e scusate lo sfogo.