Inutile dire che l’emergenza sanitaria ha cambiato le abitudini di molte persone. Si vive questa condizione dallo scorso mese di febbraio. Il diverso approccio verso molte situazioni si riflette sia nei comportamenti, sia nelle parole. Gran parte del vocabolario di ogni giorno è condizionato da quanto sta avvenendo e perfino il modo di pensare di tanti è diventato lo specchio di una generale inquietudine. Ecco: l’inquietudine è lo stato d’animo più ricorrente, soprattutto perché limita la possibilità di fare progetti. Che cosa, in fondo, crea inquietudine? Oltre a uno stato di insoddisfazione, che ognuno manifesta secondo il proprio carattere, essa nasce di fronte all’incertezza verso il futuro. Quando le coordinate future mancano, anche il presente ne rimane condizionato.
Il solo vincolo di essere costretti al distanziamento sociale preclude ogni possibile forma di contatto, almeno nel modo in cui siamo stati da sempre abituati. Manca quindi uno scambio sociale libero da condizionamenti, aspetto che si riflette nell’operatività quotidiana di molti.
Le vacanze italiane e la riscoperta dei laghi
In questa condizione di emergenza sanitaria, in tanti hanno mutato la loro meta delle vacanze e hanno evitato, per quanto possibile, di scegliere località troppo distanti dal proprio luogo di residenza. Sono le cosiddette mete di prossimità. Ed ecco, dunque, che si è riscoperto quel tipo di soggiorno basato sull’immersione nella natura, garanzia di sicurezza e di vacanza slow. In varie località turistiche, durante l’estate, si è deciso di offrire momenti di relax, attività all’aria aperta e serenità ai visitatori, con una serie di modalità anti contagio e di servizi aggiuntivi.
I laghi, soprattutto quelli distanti dai flussi turistici tradizionali, si sono fatti rivalutare dai turisti italiani.
Lo sfogo della domenica è dedicato proprio a questo tema. Era necessaria la presenza del Covid per permettere la riscoperta di alcune località lacustri da parte dei turisti del nostro paese?
É opportuno dire che in molti luoghi di lago, nel nord e nel centro, l’attività ricettiva è radicata. Essa mantiene un livello elevato sia per la bellezza dei luoghi, sia per la buona qualità di accoglienza garantita dai singoli operatori. Tuttavia, nel corso degli anni, la presenza turistica più consistente ha riguardato un’utenza di carattere internazionale, perlopiù tedesca e olandese. Sono stati i turisti di questi paesi, in passato, a rappresentare la fetta meno trascurabile del comparto turistico di quei comprensori. Quella italiana era più indietro.
Le ultime indicazioni, invece, segnalano che il potenziale di accoglienza turistica, nell’estate 2020, sia stato appannaggio dei vacanzieri di casa nostra.
L’esterofilia, per un anno, ha lasciato il posto alla nazionalità. È naturale che ciò sia dipeso dalla paura, o dal timore; per una parte di italiani le vacanze in Italia sono state un ripiego, poiché l’emergenza covid le ha costrette ad annullare i periodi di vacanza all’estero già prenotati. I lunghi spostamenti e i viaggi oltre confine sono stati sconsigliati, tenuto conto, oltretutto, dei periodi di quarantena che gli Stati d’arrivo avevano chiesto di rispettare.
Tuttavia, poiché è sempre preferibile osservare il bicchiere mezzo pieno, è giusto considerare anche i risvolti favorevoli della vicenda.
I dati non sono ancora definitivi, ma si calcola che oltre il 96,2% degli italiani che ha effettuato una vacanza sia rimasto in Italia. Privilegiare le mete vicine a casa, possibilmente poco affollate, ha agevolato i borghi, il turismo lento e quello in solitaria. Denaro fresco, dunque, circolato all’interno dei confini del nostro paese. Il mare si è conferma la meta preferita dagli italiani, seppur in flessione rispetto allo scorso anno (77% vs 71%), seguita dalla montagna (9,5%) e dalle località di lago, quelle che hanno avuto l’incremento più significativo (5,4%). Questa è la situazione.
Il lago è tratto, quindi, e l’Italia, con tutti i propri difetti, è un paese da amare.