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Lo sfogo della Domenica

La ruggine sui binari

di Luca Tosi Posted on 27 Settembre 2020

CITAZIONI ANDREOTTIANE

“I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le ferrovie”. La frase è di Giulio Andreotti e fu pronunciata al tempo del primo governo organico di centrosinistra (1964). Il governo era presieduto da Aldo Moro, con Pietro Nenni vicepresidente del consiglio. Il motivo che spinse Andreotti a non smentire sé stesso si riferisce all’incarico, attribuito da Moro a Nenni, di presiedere una commissione per il risanamento delle ferrovie. «Di fronte al suo sconcerto – ricordava Andreotti – gli dissi di non preoccuparsi perché era già noto che i manicomi erano pieni di due categorie di matti».

Da allora sono passati quasi sessant’anni e appare evidente che la questione del rilancio delle ferrovie abbia dovuto essere affrontata una serie infinita di volte.

TENTATIVI INFRUTTUOSI

I tentativi di risanamento sono stati fatti: finanziamenti ingentissimi, ricorso crescente all’impiego di nuove tecnologie, lunga serie di prepensionamenti del personale. La maggioranza dell’opinione pubblica, però, resta convinta che non siano state ristrutturazioni efficaci e continua a giudicare il trasporto su rotaia con malcelato scetticismo. È pronta a mettere in luce gli eventuali disservizi, anche se dovuti a cause di forza maggiore.

Resta, quindi, l’impressione che l’uso del treno, in molti casi, sia ritenuto un ripiego rispetto a quello dell’automobile. Una soluzione secondaria, quindi, accresciuta dall’impossibilità di raggiungere quelle località non servite dalla ferrovia.

Lo sfogo della domenica si riferisce a questo argomento. È corretto che la scelta di privilegiare il trasporto su gomma abbia penalizzato, fin troppo, quello su rotaia? La questione si trascina da tempo lontano e chi, di volta in volta, ha presieduto l’ente ferrovie, o le principali aziende ferroviarie private, ha cercato di individuare una possibile soluzione.

QUALI RISULTATI?

I risultati, a detta di molti, non sono stati soddisfacenti. I motivi di questa mancata risposta sono di varia natura: politici, economici e psicologici.

Quelli politici ed economici sono evidenti fin dai primi anni del secondo dopoguerra e sono ancora attuali. L’automobile garantiva, e garantisce, l’idea di libertà e, dal punto di vista politico, rispecchiava, e rispecchia, le idee prevalenti di sviluppo della classe dirigente italiana.

Dal punto di vista economico le autostrade erano, e sono, più agevoli da costruire e l’idea di sostenere la motorizzazione era, ed è, assecondata dai gruppi industriali più influenti.

Le suggestioni emotive, invece, si ricollegano alla simpatia verso l’uno o l’altro mezzo di trasporto. Il treno, per le sue caratteristiche, lega il passeggero a una rotta prestabilita, nella quale le fermate nelle varie località sono decise prima ancora che inizi il percorso. Dal punto di vista emozionale, dunque, toglie quella fantasia che la libertà concede a un viaggio e subordina il passeggero a organizzare il suo tempo in base al rispetto di orari già conosciuti.

L’automobile, invece, viene considerata sinonimo di evasione perché consente d’intraprendere itinerari su rotte poco frequentate, e di essere padroni del proprio tragitto.

INDICAZIONI DI MASSIMA

Che cosa sarebbe opportuno fare, dunque, per riequilibrare queste due diverse modalità di trasporto, agevolandone il reciproco utilizzo? Nessuno possiede la soluzione vincente. È auspicabile un’offerta meglio integrata di entrambi i mezzi e un miglioramento della qualità del servizio per gli utenti.

Certe corse ferroviarie, ad esempio, soprattutto nelle linee ritenute secondarie, sono poco frequentate, se non del tutto prive di passeggeri. La presenza dei viaggiatori è concentrata, soprattutto, in certe ore del giorno, le quali coincidono con l’ingresso, o l’uscita, dai luoghi di lavoro e dalle scuole. Giusto sarebbe, quindi, rimodulare gli orari in base alle esigenze degli utenti.

Ferrovie: l’idea di costruirne di nuove, in questo momento storico, dove gli investimenti nelle infrastrutture sono limitati, non sembra essere percorribile. Opportuno, pertanto, creare un’adeguata sinergia tra quelle esistenti e la rete viaria disponibile.

Riequilibrio delle risorse economiche: gestire con avvedutezza quelle disponibili, che non sono molte, in verità.

In ogni caso, si fa fatica a prevedere un cambio di abitudini e di costumi e diventa perfino difficile ipotizzarle. Ma tant’è.

Buona domenica e scusate lo sfogo.

Luca Tosi
Luca Tosi
Sono nato ad Arezzo il 26 luglio 1963. Nel 1980 ho iniziato a collaborare con l’emittente radiofonica Radio Onda di Pietramala. Negli anni successivi, dopo altre esperienze radiofoniche, sono diventato collaboratore della Nazione di Firenze, del Tirreno di Livorno e del periodico Arezzo sport. Nell’ottobre 1983 ho avuto l’opportunità di entrare a Teletruria come collaboratore: sono stato telecronista di vari campionati di calcio, redattore di cronaca e sport, e curatore di alcuni programmi culturali dell’emittente, nella quale lavoro ancora oggi. Nell’anno in cui ho deciso di avviare questo blog, con l’aiuto di un caro amico ingegnere, Nicola Impallomeni, compio 57 anni di vita e quaranta di professione. Forse, era giunto il momento di creare qualcosa di personale per raccontare e raccontarsi. Lo studio della lingua italiana, e il gusto per l’ordine, sono stati gli aspetti più importanti della mia formazione letteraria. Se dovessi prediligere un tipo di scrittura nel quale mi ritrovo, e che ho cercato di portare avanti in questi anni, potrei dire la “scrittura ordinata”, schematica, senza per questo essere monotona. Tralascio ogni altro riferimento alla carriera (collaborazioni con la Rai, ricerca all’università di Perugia, progetti di programmi, uffici stampa, attività all’estero) perché diffido un po’ dei curriculum gonfiati. Non sempre sono credibili e non vorrei fare la figura del pallone bucato da uno spillo.
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