• Pensieri e Parole
  • Viaggiare con la fantasia
  • Occhio sul mondo
  • Lo sfogo della Domenica
  • Note di vita
    • Storia di una passione
    • Chi sono
    • Contatti

Articoli recenti

  • Lo specchio che non riflette
  • Il silenzio dei centri storici
  • Il pacchetto al telefono
  • La ruggine sui binari
  • Il lago è tratto (e l’Italia da amare)
  • L’acqua sotto i ponti
  • Il mostro di pietra e quello invisibile
  • Le notti di Visso
  • Fuoco? No: acqua!
  • Crescere o venir su?
  • É arrivato l’arrotino?
  • Gli imprevisti di un viaggio sulle tracce della storia
  • La carta del prosciutto
  • Il rosso stinto del chilometro 107
  • Storia, questa sconosciuta
Appunti & Spunti

Riflessioni e Pensieri di Luca Tosi

Appunti & Spunti

Riflessioni e Pensieri di Luca Tosi

  • Pensieri e Parole
  • Viaggiare con la fantasia
  • Occhio sul mondo
  • Lo sfogo della Domenica
  • Note di vita
    • Storia di una passione
    • Chi sono
    • Contatti
Note di vita

Abbiamo un cecchino!

di Luca Tosi Posted on 17 Maggio 202012 Luglio 2020

Per molte persone è un luogo sconosciuto, per altre è conosciuto per quell’aria selvaggia che lo distingue, per altre ancora è un semplice presidio militare isolato dal resto del mondo, tanto da meritarsi l’appellativo di Alcatraz.

Macomer è una cittadina in provincia di Nuoro, sul versante centro-occidentale della Sardegna: 10.000 abitanti, poco meno di seicento metri di altitudine, e una forte escursione termica fra le ore del giorno e quelle della notte. Difficile immaginarlo come luogo dove trascorrere una vacanza, se non altro perché la Sardegna è ricca di località ad alta vocazione turistica, nemmeno troppo distanti da lì.

Fino al giugno 1988 ne ignoravo l’esistenza e fu quando seppi che sarebbe stata la mia prima destinazione per il servizio di leva (Car) che aprii lo sguardo verso quel territorio. Stavo per compiere 25 anni e, pur avendo a disposizione un ulteriore anno di rinvio per motivi di studio, avevo preferito anticipare la chiamata alle armi, ripromettendomi di completare la tesi durante i mesi in divisa. 

L’arrivo a Macomer aveva un retroscena. Nel giugno 1987, Arezzo aveva ospitato i campionati mondiali militari di calcio, che l’Italia aveva vinto in scioltezza, superando in finale la Germania per 2-0.

Il loro svolgimento mi aveva comportato un impegno notevole, ben oltre il normale orario di redazione, proprio per la necessità di seguire regolarmente la squadra azzurra e le principali partite di quelle avversarie. Non solo, dunque, le semplici telecronache, ma una lunga serie di servizi dai luoghi del ritiro di tutte le formazioni, e sempre con un occhio di riguardo verso gli alti ufficiali dell’esercito italiano.

In quei giorni, lo stadio di Arezzo era diventato un’appendice dello Stato maggiore dell’esercito, per la presenza di molti graduati al seguito delle squadre, e per il piacevole coinvolgimento anche degli altri corpi militari.

Fu un lavoro di quindici giorni che non passò inosservato. Appena conclusa la finale, mentre riponevo i miei appunti nella valigetta per tornare verso casa, fui avvicinato dal generale Massimo Innamorati, responsabile delle attività sportive dell’esercito, il quale mi domandò che cosa facessi nella vita e in quale posizione fossi per il servizio di leva. «Sono studente universitario, signor generale, devo ancora farlo». «Abbiamo visto il lavoro che ha svolto; me ne compiaccio. Anche noi a Roma, in via XX Settembre, abbiamo un ufficio stampa. Teniamoci in contatto e mi faccia sapere».

Verso la divisa

Devo ammettere di non avere mai provato disagio alla prospettiva di servire lo Stato, forse perché mio nonno, colonnello dell’esercito, mi aveva inconsapevolmente trasmesso un certo rispetto per le uniformi militari. E tuttavia, la prospettiva di abbinare la chiamata alle armi alla mia passione per il giornalismo, e perlopiù a Roma, la considerai subito un’occasione da non perdere.

Tutto andò come previsto. Seppi poi che Macomer era il luogo di addestramento prescelto per molti di coloro che sarebbero stati destinati nella capitale e, quando venni a conoscenza del nome della località, leggendola sulle bacheche del distretto militare di Firenze, capii subito che la segnalazione del generale aveva funzionato.

In volo vero l’isola

Partii da Arezzo il 18 agosto 1988, mi tolsi lo sfizio di compiere il viaggio di andata in aereo, da Pisa a Olbia. E poi in treno, tagliando la Sardegna da Oriente a Occidente, da nord a sud. Fu un tragitto che mi sembrò interminabile e ricordo ancora lo stupore provato nel vedere l’alba dai finestrini e l’immagine dei nuraghi illuminati dal sole.

I 30 giorni di Car passarono senza troppi problemi, a parte qualche inevitabile frizione che faceva parte integrante della vita di caserma. Mi sentivo come se fossi in un film, consapevole che l’unico modo per andare avanti era quello di rispettare poche ed elementari regole. Era agosto e la stagione ci agevolava. Le difficoltà iniziali furono superate. Ero bene allenato – 1,84 x 76 chili di peso – e questo mi consentiva di marciare tutti i giorni con regolarità e senza risparmiarmi nemmeno nei servizi. Le libere uscite erano limitate: la sera, dopo le 18, ci capitava di andare nel centro di Macomer, distante oltre un chilometro, ma senza trovare nulla di straordinario. Cosicché preferivamo rimanere in caserma, magari portando in camerata il cibo acquistato nei negozi di alimentari più vicini a noi.

Dopo avere marciato senza sosta per diversi giorni, prendemmo confidenza con l’uso delle armi. Avevamo in dotazione due modelli di fucili che molte generazioni hanno potuto utilizzare: Fal e Garand. Erano due armi un po’ diverse l’una dall’altra che, tuttavia, ci permisero di prendere familiarità con lo sparo e con il poligono di tiro.

Abbiamo un cecchino!

E fu proprio al poligono di tiro, sulla catena montuosa del Marghine, che conservo uno dei ricordi più suggestivi di quell’esperienza in Sardegna. La struttura era collocata in posizione isolata e il rumore degli spari rimbombava da un vallone all’altro con un’eco impressionante. Fui l’ultimo a sparare, quando ormai molti colleghi avevano ripreso il camion per rientrare in caserma e quando il sole stava tramontando. Avevo dietro di me il comandante Ottaviani, un ascolano trapiantato in Sardegna, il quale seguì la mia performance con particolare attenzione. Silenzio totale intorno, la voce del capitano che mi dava indicazioni e i pochi commilitoni rimasti in zona che stavano riponendo le loro armi e ci seguivano distrattamente. Non so se per fortuna, o per precisione nella mira, fatto sta che l’esito dei tiri al bersaglio fu sorprendente: obiettivo centrato diciannove volte su venti.

«Abbiamo un cecchino», esclamò il capitano, e ricordo ancora la sensazione di grande leggerezza che provai appena riconsegnai entrambi i fucili.

L’esito della performance fu così apprezzata da garantirmi una piccola licenza di tre giorni, trascorsa con un collega commilitone nel golfo dell’Asinara. Partimmo in treno alla volta di Porto Torres e lo facemmo con la consapevolezza che il periodo di Car stava ormai terminando.

Furono tre giorni piacevolissimi, a spasso per Stintino, Palmadula e Porto Torres, che rappresentarono un momentaneo ritorno alla vita civile, senza le limitazioni imposte da quella militare.

Commisi, però, un piccolo errore. Forse perché eccitato dalla situazione, mi dimenticai di telefonare a casa per avvertire i miei familiari, ai quali, comunque, telefonavo di rado e solo in caso di necessità.

Fatto sta che il mancato contatto telefonico, li mandò in ambasce. Riuscii a riparlare con loro solo dopo quattro giorni, senza non poche peripezie, le quali avevano perfino coinvolto gli stessi carabinieri di Macomer, i quali avevano chiesto informazioni al tenente colonnello comandante del battaglione. D’altronde, i cellulari non esistevano. Mi fu concessa la buona fede e tutto finì senza conseguenze.

Ripartimmo da Macomer a settembre inoltrato, qualche giorno dopo la cerimonia del giuramento, e lasciammo la Sardegna alla volta di Roma, prendendo il traghetto da Olbia a Civitavecchia. Che cosa ricordo di quei trenta giorni? Sono passati tanti anni. So che Macomer è cambiata. La caserma, che allora era in posizione isolata, alla periferia della cittadina, è oggi ricompresa nella zona moderna. Ognuno dei commilitoni di allora ha preso la sua strada, c’è chi avrà avuto fortuna e chi no. Eppure non ho un brutto ricordo. Forse perché seppi prendere quell’esperienza con lo spirito giusto.

Luca Tosi
CarCivitavecchiaMacomerOlbiaRoma
Luca Tosi
Sono nato ad Arezzo il 26 luglio 1963. Nel 1980 ho iniziato a collaborare con l’emittente radiofonica Radio Onda di Pietramala. Negli anni successivi, dopo altre esperienze radiofoniche, sono diventato collaboratore della Nazione di Firenze, del Tirreno di Livorno e del periodico Arezzo sport. Nell’ottobre 1983 ho avuto l’opportunità di entrare a Teletruria come collaboratore: sono stato telecronista di vari campionati di calcio, redattore di cronaca e sport, e curatore di alcuni programmi culturali dell’emittente, nella quale lavoro ancora oggi. Nell’anno in cui ho deciso di avviare questo blog, con l’aiuto di un caro amico ingegnere, Nicola Impallomeni, compio 57 anni di vita e quaranta di professione. Forse, era giunto il momento di creare qualcosa di personale per raccontare e raccontarsi. Lo studio della lingua italiana, e il gusto per l’ordine, sono stati gli aspetti più importanti della mia formazione letteraria. Se dovessi prediligere un tipo di scrittura nel quale mi ritrovo, e che ho cercato di portare avanti in questi anni, potrei dire la “scrittura ordinata”, schematica, senza per questo essere monotona. Tralascio ogni altro riferimento alla carriera (collaborazioni con la Rai, ricerca all’università di Perugia, progetti di programmi, uffici stampa, attività all’estero) perché diffido un po’ dei curriculum gonfiati. Non sempre sono credibili e non vorrei fare la figura del pallone bucato da uno spillo.
Abbiamo un cecchino!

Precedente

L’incontro col Maestro
Abbiamo un cecchino!

up next

Un camionista come amico
Potrebbe piacerti anche..
Non faccia cinema, faccia televisione!
Non faccia cinema, faccia televisione!
Posted on 26 Maggio 202012 Luglio 2020
Lo zuccherino di via dell’Orto
Lo zuccherino di via dell’Orto
Posted on 31 Maggio 202012 Luglio 2020
Da Macomer alla metropoli (e non è finita!)
Da Macomer alla metropoli (e non è finita!)
Posted on 22 Maggio 202012 Luglio 2020
Un camionista come amico
Un camionista come amico
Posted on 20 Maggio 202012 Luglio 2020
L’incontro col Maestro
L’incontro col Maestro
Posted on 17 Maggio 202012 Luglio 2020
Viaggio nelle terre tremule
Viaggio nelle terre tremule
Posted on 7 Giugno 202012 Luglio 2020

Articoli pubblicati

Il rosso stinto del chilometro 107

L’Italia ne è piena. Si riconoscono soprattutto per il colore delle loro facciate, una tonalità di rosso, definito «pompeiano», che ...
Luca Tosi
25 Luglio 2020
Viaggiare con la fantasia

Un corno al virus e senza nemmeno chiedergli scusa

Quale differenza c’è tra eccitarsi e avere piacere? In apparenza sono due concetti simili, ma in realtà sono molto differenti. ...
Luca Tosi
29 Aprile 2020
Pensieri e Parole

Gli imprevisti di un viaggio sulle tracce della storia

La vera rivoluzione, si dice, è quella di internet e dei telefonini. Vero. Sono lontani i tempi nei quali Pc ...
Luca Tosi
28 Luglio 2020
Viaggiare con la fantasia

Il lago è tratto (e l'Italia da amare)

Inutile dire che l’emergenza sanitaria ha cambiato le abitudini di molte persone. Si vive questa condizione dallo scorso mese di ...
Luca Tosi
13 Settembre 2020
Lo sfogo della Domenica

L'immagine del Covid vista dall'acquario (l'acqua dei social)

Covid-19 e dintorni. E’ una storia che mi ha restituito il senso della provvisorietà e di come le situazioni possano ...
Luca Tosi
25 Maggio 2020
Pensieri e Parole

Il caffè sullo stomaco

Credo che un buon comunicatore non possa prescindere dalla chiarezza. Un grande direttore di giornale, Giulio De Benedetti, monarca della ...
Luca Tosi
12 Luglio 2020
Note di vita

L'immagine del Covid vista dall'acquario (aspettando una nuova alba)

Un bollettino al giorno, scandito in modo rituale alle 18, rovescia le nostre abitudini quotidiane. Il caffè, il passeggio in ...
Luca Tosi
25 Maggio 2020
Pensieri e Parole

Crescere o venir su?

I giovani non trovano un lavoro? Tornino a occuparsi della coltivazione dei campi e riprendano in mano un’attività che, per ...
Luca Tosi
9 Agosto 2020
Lo sfogo della Domenica

Da Macomer alla metropoli (e non è finita!)

È vero, e lo ammetto. A chi mi domanda se ho servito lo Stato in divisa, mi fa piacere rispondere ...
Luca Tosi
12 Luglio 2020
Note di vita

Abbiamo un cecchino!

Per molte persone è un luogo sconosciuto, per altre è conosciuto per quell’aria selvaggia che lo distingue, per altre ancora ...
Luca Tosi
12 Luglio 2020
Note di vita

Il microfono con i fili

Il desiderio di trasmettere al microfono si era, dunque, realizzato e, oltretutto, a poche centinaia di metri da casa, nel ...
Luca Tosi
24 Maggio 2020
Storia di una passione

I tesori sacrificati

Abbiamo a disposizione un’infinita di luoghi che il mondo ci invidia. L’Italia e le sue regioni sono ricche di testimonianze ...
Luca Tosi
21 Giugno 2020
Lo sfogo della Domenica

Le notti di Visso

Sono passati quattro anni dal terremoto che devastò i territori dell’Italia centrale. L’intensità delle scosse fu forte e prolungata, forse ...
Luca Tosi
23 Agosto 2020
Lo sfogo della Domenica

Il mostro di pietra e quello invisibile

É l’immagine del mostro: occhi sgranati e bocca spalancata per incutere timore in chi lo osserva. È una rappresentazione di ...
Luca Tosi
29 Agosto 2020
Lo sfogo della Domenica

Fuoco? No: acqua!

L’acqua insegna come vivere.  Scorre dovunque, in tutti i periodi dell’anno, e si fa desiderare, soprattutto, nelle stagioni più calde, quando ...
Luca Tosi
15 Agosto 2020
Lo sfogo della Domenica

La ruggine sui binari

CITAZIONI ANDREOTTIANE “I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di ...
Luca Tosi
27 Settembre 2020
Lo sfogo della Domenica

Un camionista come amico

É un interesse che ho sempre avuto quello per i camion. Se qualcuno mi chiedesse di spiegare com’è nato, non ...
Luca Tosi
12 Luglio 2020
Note di vita

Il no di Angelillo

Era una bella serata di fine novembre, quella di Taranto. Il clima, benché fossimo in autunno inoltrato, era mitigato dall’effetto ...
Luca Tosi
2 Maggio 2020
Storia di una passione

La carta del prosciutto

Alzi la mano chi, nella sua vita, non ha portato alla bocca un affettato qualunque. La scelta sul mercato è ...
Luca Tosi
26 Luglio 2020
Lo sfogo della Domenica

Il saluto di Donato e il passaggio a Radio Ok

1981-82. L’Arezzo rimase primo dall’inizio alla fine del campionato e i tentativi di rimonta delle avversarie furono ricacciati indietro uno ...
Luca Tosi
2 Maggio 2020
Storia di una passione

Articoli recenti

  • Lo specchio che non riflette 24 Ottobre 2020
  • Il silenzio dei centri storici 18 Ottobre 2020
  • Il pacchetto al telefono 4 Ottobre 2020
  • La ruggine sui binari 27 Settembre 2020
  • Il lago è tratto (e l’Italia da amare) 13 Settembre 2020
  • L’acqua sotto i ponti 6 Settembre 2020
  • Il mostro di pietra e quello invisibile 29 Agosto 2020
  • Le notti di Visso 22 Agosto 2020
  • Fuoco? No: acqua! 15 Agosto 2020
  • Crescere o venir su? 9 Agosto 2020
Copyrights © 2020 Luca Tosi. All Rights Reserved.

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok